insegnamenti del Dalai Lama a Milano

Ci sono esperienze nella vita che segnano...per fortuna ci sono esperienze che segnano in positivo, che danno un senso intenso al momento vissuto. Una di queste esperienze per me è stata sentire gli insegnamenti del Dalai Lama a Milano nel 2007. C'erano moltissime persone, tantissime! tutte in religioso silenzio ad ascoltare la sua voce per tre giorni, c'era allegria, tanti sorrisi, l'atmosfera pacifica e serena...sembrava impossibile con tutte quelle persone! l'organizzazione impeccabile, e io li da sola, non conoscevo nessuno ma non mi sentivo affatto sola, mi sentivo parte di un tutto in compagnia di tantissimi amici. Le Sue parole le conosciamo, il suo modo di esprimersi  è semplice e chiaro ma ciò che trasmette dal vivo è l'energia, palpabile fin dagli spalti più' lontani. Un esperienza, il suo sorriso, il suo sguardo.
A giugno ritorna... ho già il posto prenotato! Non sono buddista, non c'è bisogno di esserlo per ascoltare i suoi insegnamenti che sono universali e trasversali,  trascendono le religioni, toccano l'animo umano nel profondo, scuotono l'anima.

                                                                                                                                                    Om shanti

parole di krishnamurti...

Qualsiasi forma di meditazione cosciente non è la cosa che ci vuole: non potrà mai esserlo. Un tentativo deliberato di meditare non è meditazione. Deve accadere; non può essere provocata.
La meditazione non è un gioco della mente e neppure del desiderio o del piacere.
Tutti i tentativi di meditazione non sono che il suo diniego.
J. Krishnamurti

japamala

I japamala o mala sono usati da induisti e buddisti specialmente durante la meditazione per contare la ripetizione dei mantra, ma sono anche, secondo il materiale di cui sono fatti, apportatori di energie positive,salute, fortuna e altro.
In sanscrito japa significa ripetizione e mala ghirlanda o cerchio.
I mala per lo più sono composti da 108 grani, quindi nel caso di uso durante la recitazione dei mantra, si "sgranano" i grani uno ad uno e una volta arrivati al grano 109 (chiamato meru)  si torna indietro.
108 è un numero simbolico che ricorre spesso nella tradizione orientale ha svariati significati, uno di questi indica il n. 1 come la verità ultima, il n. 0 come lo stato del samadhi, il n. 8 come la natura creativa.
Recitare i mantra 108 volte o in multipli di 108 è una pratica energeticamente molto potente.
Sgranare il mala è utile per non perdere il conto ma soprattutto, dovendo stare un minimo attenti  a  sgranare, non si cade nella ripetizione meccanica del mantra, la coscienza rimane in semiveglia e quindi si mantiene la necessaria concentrazione.
Al mala, in base al materiale e al colore di cui è formato, sono attribuite diverse proprietà energetiche. Per esempio se formato da tulsi (legno di basilico sacro) possiede il potere di favorire la meditazione e il potere spirituale. Il Mala di Rudraksha (come nella foto) calma le menti irrequiete. I mala di cristallo di tormalina, a seconda del colore, sbloccano i casi di disequilibrio dei chakra, e cosi via. Scegliere il mala più adatto a noi  e portarlo sempre addosso è una buona pratica e usarlo per recitare il proprio mantra...
anche questo è yoga.                                                                                                              Om shanti

lo yoga nella vita.

vi segnalo un libro che può essere letto sia da chi già pratica yoga da tempo che da chi ancora non conosce questa meravigliosa disciplina. L'ho letto d'un fiato la prima volta e nel tempo l'ho ripreso più volte in mano ed ogni volta, leggendo qua e là, trovo sempre spunti per la pratica e per la mia vita.
posto una parte dell'introduzione del libro scritta direttamente da Donna Farhi (ed. Corbaccio) 
(non potrei recensire meglio il libro...)

In due decenni di insegnamento sono stata testimone più e più volte del potere che ha lo Yoga di modificare schemi di comportamento apparentemente inamovibili.
Non importa chi siamo o per quanto tempo ci siamo trincerati in comportamenti autodistruttivi: la pratica quotidiana dello Yoga ha il potere di metterci di fronte alla nostra fondamentale bontà innata e a quella degli altri. Riscoprire chi siamo in realtà nel nostro nucleo ci spiana la strada a fare esperienza della connessione con gli altri al livello più elementare.
Questa capacità di connessione è al cuore della pratica detta Yoga. Vivere in uno stato di unione non è un concetto esoterico né una qualche indefinita sfera superiore a cui possono aspirare solo persone di grandissima intelligenza: è l’apertura di un cuore, che rende capaci di provare tenerezza, gioia e dolore senza reprimerli.
È l’apertura della mente a una consapevolezza che abbraccia invece di escludere; è il riconoscimento, immediato e spiazzante, della nostra fondamentale uguaglianza. Ed è un tornare a casa con il corpo e nel corpo, perché è soltanto nel corpo che possiamo fare tutte queste cose.
Non importa chi siate o crediate di essere, né importa quello che vi è successo in passato o a che punto vi troviate nel presente: chiunque abbia l’intenzione di andare al di là dei pensieri e dei comportamenti che limitano e immobilizzano se stessi può trovare – troverà – la libertà con l’aiuto di questa pratica.

Buona lettura...                    Om shanti